La Diagnosi dell'Autismo


Poiché la definizione di autismo è basata sul comportamento, gli studi sulla popolazione interessata devono basarsi su criteri comportamentali.

Negli ultimi quarant’anni questi criteri sono stati modificati più volte.

Il riconoscimento dell’esistenza di una gamma di forme, dalle più gravi alle più lievi, ha comportato un ampliamento dei suoi confini. Il modo in cui sono formulati i criteri comportamentali è in una certa misura arbitrario. Oggi si parla di ‘continuum autistico’

Strumenti diagnostici: DSM-IV-TR e l’ICD-10, ed una serie di scale, fra cui la Childhood Autism Rating Scale (CARS), l’Echelle du Comportament Autistique (ECA), e l’Autism Behavior Checklist (ABC). Di recente si è diffuso l’utilizzo dell’Autism Diagnostic Observation Schedule (ADOS) e degli strumenti a questo correlato, come l’Autism Diagnostic Interview-Revised (ADI-R) e l’ M-CHAT (Modified Checklist for Autism in Toddlers), strumento di screening per individuare i primi segni della sintomatologia autistica fin dall’età di 18 mesi.

La Diagnosi dei DSA (Disturbi dello Spettro Autistico) viene da noi effettuata utilizzando il PEP-3 (Psychoeducational Profile Third Editinon) e la KADI (Krug Asperger’s Disorder Index)

La PEP-3 offre una Valutazione Psicoeducativa individualizzata sulla quale viene costruito il progetto di intervento che tenendo conto delle caratteristiche personali del ragazzo verrà tagliato (tailored) su misura.

La KADI viene utilizzata per produrre una diagnosi differenziale tra i possibili disturbi generalizzati dello sviluppo, DSA ed Asperger. Verifica indispensabile per meglio costruire l’intervento e definire una prognosi.

Osservazione clinica in ambiente domestico per meglio individuare la presenza dei criteri diagnostici presenti nel DSM-IV Ter. (Manuale Diagnostico dei disturbi Mentali)

Epidemia?

Si può dire che è ormai acclarato che l’incidenza dell’autismo è un fenomeno finora sottostimato e per questo considerato, ora, in crescita.

Nel mondo, ed in Italia, secondo i più recenti dati Eurispes, sono autistici fra i 6 e i 10 bambini su 10.000 (36.000 a 60.000, in Italia).

Modelli Esplicativi

Nonostante le molte ricerche, effettuate anche con le nuove tecniche di neuroimaging, in ambito neurobiologico, non siamo ancora in presenza di una teoria certa e di dati che la confermino: “si è ricchi di dati ma poveri di teorie”, “i meccanismi sottostanti i disturbi dello spettro autistico restano un enigma”!!

Si cerca di supplire con modelli esplicativi a base neuropsicologica che possono essere:

Top e Down (si parte dalla formulazione di teorie)

Tali modelli si possono disporre in due gruppi:

I modelli del primo gruppo (Top), che comporta un’idea unitaria e ‘sindromica’ dell’autismo sono: il “Difetto originario nel legame affettivo”, e la “Teoria della mente” (ToMM, Theory of Mind Mechanism), chiamata anche “Teoria della meta-rappresentazione.”

I modelli del secondo gruppo (Down), che ritengono che la disabilità sociocomunicativa tipica dell’autismo sia la conseguenza di un deficit che riguarda altre funzioni psicologiche basali dal cui disordine l’autismo discenderebbe, sono: “Il Modello della Coerenza Centrale” e “Il Modello del deficit delle Funzioni Esecutive”.

A questi modelli cognitivi classici si sono recentemente aggiunte due teorie che hanno come interesse centrale lo sviluppo delle competenze sociali del bambino, e che rientrano quindi nella più ampia classe delle teorie dello sviluppo della cognizione sociale:

La Teoria della mente Enattiva (ME).

La Teoria della Simulazione (TS).

Basta attese!

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